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CREDENZIALI D'ACCESSO

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Anarchismo Epistemologico

L'anarchismo epistemologico differisce sia dallo scetticismo sia dall'anarchismo politico (religioso). Mentre lo scettico considera ogni opinione ugualmente buona, o ugualmente cattiva, o desiste completamente dal dare tali giudizi, l'anarchico epistemologico non ha alcuno scrupolo a difendere anche l'asserzione più trita o più mostruosa. Mentre l'anarchico politico o religioso vuole abolire una certa forma di vita, l'anarchico epistemologico può desiderare di difenderla,poiché egli non ha alcun sentimento eterno di fedeltà, o di avversione, nei confronti di alcuna istituzione o ideologia. Come il dadaista, al cui assomiglia assai più di quanto non assomigli all’anarchico politico, egli “non soltanto non ha un programma, ma è contro tutti i programmi” anche se in qualche occasione sarà il più rumoroso tra i difensori dello status quo o fra i suoi oppositori: “ per essere veri dadaisti, si deve essere antidadaisti”. I suoi obiettivi rimangono stabili o mutano solo in conseguenza del ragionamento, o della noia, o di un’esperienza di conversione, o del desiderio di far impressione a un’amante e così via. Una volta che si sia proposto un qualche obiettivo, può cercare di accostarsi ad esso con l’aiuto dei gruppi organizzati o da solo; può usare la ragione, l’emozione, il ridicolo, un “atteggiamento di seria preoccupazione” e qualsiasi altro mezzo sia stato inventato dall’uomo per ottenere il meglio dai suoi simili. Il suo passatempo favorito consiste nel confondere i razionalisti inventando ragioni convincenti a sostegno di dottrine irragionevoli. Non c’è alcuna opinione, per quanto “assurda” o “immorale”, che egli si rifiuti di prendere in considerazione o in conformità con la quali si rifiuti di agire,e nessun metodo è considerato indispensabile. L’unica cosa alla quale egli si opponga fermamente e assolutamente sono gli standard universali, le leggi universali, le idee universali come “Verità”. “Ragione”, “Giustizia”, “Amore” e il comportamento che esse implicano, anche se egli non nega spesso sia una buona politica agire come se tali leggi (tali standard, tali idee) esistessero e se egli credesse in esse. […] Egli concepisce un grande interesse per procedimenti, fenomeni ed esperienze come quelli riferiti da Carlos Castaneda, i quali indicano che le percezioni possono essere organizzate in modi molto insoliti e che la scelta di una disposizione particolare considerata come corrispondente alla realtà”, pur non essendo arbitraria (essa dipende quasi sempre da tradizioni), non è certamente più “razionale” o obiettiva della scelta di un altra disposizione: Rabbi Akiba, che nel suo stato di trance estatico ascende da una sfera celeste alla successiva e sale ancora più in alto prevenendo infine di fronte a Dio in tutto il suo Splendore, compie osservazioni genuine una volta che noi decidiamo di accettare il suo modo di vita come una misura della realtà e la sua mente è indipendente dal suo corpo esattamente come gli dicono le osservazioni da lui scelte. Applicando questo punto di vista ad un soggetto specifico come la scienza, l’anarchico epistemologico trova che lo sviluppo accettato di questa (per esempio dal mondo chiuso all’”universo infinito”) ha avuto luogo solo perché gli scienziati hanno usato inconsapevolmente nell’ambito della loro attività la sua filosofia: essi hanno avuto successo perché non hanno permesso a se stessi di lasciarsi vincolare da “leggi della ragione”, da “norme di razionalità” o da “leggi di natura immutabili”. Al di sotto di tutte le sue violazioni c’è la convinzione che l’uomo cesserà di essere uno schiavo e che conseguirà una dignità che sarà qualcosa di più di un prudente conformismo solo quando diventerà capace di uscire dalle categorie e convinzioni più fondamentali, comprese quelle che si presume lo rendano più umano.

Paul K. Fayerabend

#anarchismo#epistemologia#fayerabend

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