top of page

CREDENZIALI D'ACCESSO

ID: stasimos@pgpmail.cc / PS: stasimos

Cerca
  • Immagine del redattorestasimos

Fra(m)menti #1

Aggiornamento: 6 mag 2020


__________________________________________________________________________________

__________________________________________________________________________________


INFO


Benvenuti e benvenute nel post-contenitore dedito alla raccolta dei testi proposta nell'iniziativa Fra(m)menti.


Per chi volesse ulteriori informazioni sull'iniziativa ed il senso di questo progetto vi invitiamo a cliccare qui ---> https://www.facebook.com/events/531689654164040/


Per chi già sa: aggiungi il tuo frammento qui sotto o interagisci con quelli già presenti, accedi al blog (𝑵𝒐𝒎𝒆 𝒖𝒕𝒆𝒏𝒕𝒆: stasimos@pgpmail.cc 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒘𝒐𝒓𝒅: stasimos) e clicca poi su "Modifica post" nel menù in alto a destra contrassegnato dai tre punti verticali.


__________________________________________________________________________________

__________________________________________________________________________________


RECAP


Inserisci qui sotto il tuo frammento!

Non vi è alcuna limitazione tematica o di lunghezza.

Scegli liberamente in quale punto del testo posizionarlo.

Non farti problemi a cambiare forma ed ordine di ogni parte dei frammenti già presenti.

Sposta, cancella, rimescola, scomponi e ri-componi: agisci come più preferisci sul testo qui presente.

__________________________________________________________________________________

__________________________________________________________________________________


FRA(M)MENTI #1


Io sono verticale

ma preferirei essere orizzontale.


EROS: Iacinto ha vissuto sei giorni nell'ombra di una luce. Non gli mancò, della gioia perfetta, nemmeno la fine rapida e amara. Quella che Olimpici e mortali non conoscono. Che altro vorresti, Tànatos, per lui?

TANATOS: Che il Radioso lo piangesse come noi.

EROS: Tu chiedi troppo, Tànatos.


elegante automa, seguimi è tempo


Scrivere significa spezzare il legame che lega la parola a me stesso.


Siamo esseri viventi in ascolto, in grado di cogliere un “tu” oltre al “sé” e riceviamo la nostra felicità e il nostro vero “io” dall’ascolto e della scoperta dell’esistenza di ciò che è altro da noi.


La melodia è udita in quanto riconosco un ordine, una struttura, un codice.


Non solo, l’articolazione dei suoni in cui la melodia consiste, fa sì che io la ascolti come fosse un discorso, uno svolgimento di elementi organizzati che mi chiama in causa, in un certo senso è come se fosse un discorso rivolto a me. Là dove riconosciamo un ordine supponiamo anche l’intenzione di un artefice, cioè un Altro.


L’ordine, la struttura, la percezione di un’organizzazione è prioritaria rispetto a qualsiasi significato e a qualsiasi identità.


Conseguenza logica: una memoria totale è una memoria anestetizzata.


Amore è nostalgia", dice un'espressione scherzosa, e quando colui che sogna una località o un paesaggio pensa: "Questo luogo mi è noto, qui sono già stato", anche in questo caso, unheimlich è ciò che un giorno fu heimisch [patrio], familiare. Il prefisso negativo "un" è il segno della rimozione.


1922 Dopo anni di guerra civile, finita con la vittoria dei rivoluzionari, in Russia è sorto il nuovo stato URSS. Il quale rappresenterà il segno di una speranza per tutti i <<dannati della terra>> che dalla guerra - vinta o persa - non hanno ottenuto che un aggravamento dei loro mali; mentre invece rappresenterà il famoso "spettro" del comunismo, incombente ormai sull'Europa, per le Potenze e per i padroni della terra e dell'industria, a cui la guerra è servita, in massima, come una grandiosa speculazione. Costoro, in Italia, si uniscono ai loro servitori con una riscossa a oltranza dei propri interessi. E non tardano a trovare un loro campione e strumento adatto in Benito Mussolini, arrivista e mediocre, e impasto di tutti i detriti della peggiore Italia: il quale, dopo aver tentato il proprio lancio sotto l'insegna del socialismo, ha trovato più vantaggioso di passare a quella contraria dei poteri in sede (i padroni, il re e successivamente anche il papa). Sulla sola base di un anticomunismo garantito, minatorio e dozzinale, egli ha fondato i suoi fasci (d'onde fascismo), consorzio di vassalli e sicari della "rivoluzione" borghese. E in simile compagnia, provvede agli interessi dei suoi mandanti con la violenza terroristica di povere squadre d'azione prezzolate e confuse. A lui il re d'Italia volentieri consegna il governo della nazione.


34

mi è spuntato uno slogan, qui in bocca, l'altro giorno, nel cuore di un dibattito:

è fatto così: marxisti di tutta Italia, unitevi:

(ma ho la sensazione, in generale,

che siamo rimasti piuttosto in pochini):(che anche a stringerci tutti, non faremo

quella gran massa che si pensa): e in altri casi ho detto e scritto, ancora,

che il socialismo reale, con tutto quello che si può obiettare, me lo preferisco

al socialismo irreale, sempre:

invecchio apatico, temo: e tuttavia, liquidata

[l'utopia,

mi allontano a velocità fantastica, se non altro, da sirene, da mostri, da chimere:


Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare.

Qualcosa mi parla, anche se non so chi e cosa dice.


35

ritorno sopra la 34, se mi telefoni che non mi sono spiegato bene: (ma ci ritorno

in breve, è notte alta, qui dormono tutti, io ho sonno, e devo, domattina,

alzarmi presto: ma ci ritorno, e basta):

volevo dire (dirti) che il marxismo mi sta

diventando molto raro, intorno, e che c'è qualcuno che si annacqua, ogni

[giorno,

e si contamina, e si ripiega, e si perde: (e che ci sono dei momenti neri,

da fuggifuggi generale, ho l'impressione): ( e che non è la flessione dei voti,

[quella

che mi preoccupa, ma lo sfascio di un'ideologia):

all'utopia ho rinunciato senza

[pena:

penso, semplicemente, oggi, con tanto sobrio realismo, che sopravvivere

in comune, con casa, cibo, abito, scuola, lavoro, pensione, ecc., qui, ormai,

sarà un'impresa disperata, per gente civile:( e che non c'è da chiedere di più,

molto, al mondo: e che questa, forse, sarà già tutta un'utopia, per noi): e

adesso ti aggiungo che:

credo ne compromesso storico, nella via italiana

al socialismo, nella dittatura del proletariato ( con le sue varie, e se vuoi anche

infinite incarnazioni storiche possibili, d'accordo):

e in Antonio Gramsci: (e quell'invecchiare apatico, bada bene, l'ho dedotto da lui, come un sospetto):


Se avete preso per buone Le "verità" della televisione Anche se allora vi siete assolti Siete lo stesso coinvolti


Anche se assumiamo che i significanti sonori non hanno un significato, hanno però un ordine, si concatenano secondo una certa articolazione e fanno trasparire un’intenzione o quantomeno la presenza di un Altro. Lasciano apparire relazioni complesse paragonabili ai nessi sintattici e grammaticali di una lingua (seppur priva di lessico) pronta a evocare molteplici sensi.


I suoni, quindi, in quanto significanti organizzati, comunicano la possibilità di un discorso, ma saranno nel migliore dei casi informazioni circa un'esperienza, non possiamo scambiarci l'esperienza stessa.


Vento della notte

profumato di profonda fresca oscurità

vieni a richiamare le nostre anime perse

mondo grottesco

mondo virtuale

mondo reale

divieni qui

sotto il mio naso

mentre il pianoforte di Roberto Magris suona

nelle mie orecchie


La scrittura si fa carico di far intendere un soggetto che è al tempo stesso insistente e non individuabile, sconosciuto e tuttavia riconosciuto in base a una perturbante familiarità: le parole non sono più concepite illusoriamente come semplici strumenti: esse sono lanciate come dei proiettili, delle esplosioni, delle vibrazioni, delle macchinerie, dei sapori: la scrittura fa del sapere una Festa.


Mille anni ha il mondo, mille ancora

che bell'inganno sei anima mia

e che grande questo tempo, che solitudine

che bella compagnia


La scrittura si ritrova ovunque le parole hanno sapore (in latino, sapere e sapore hanno la stessa etimologia).


In gastronomia si usa dire che occorre che le cose abbiano il gusto di quello che sono. Nella sfera del sapere, affinché le cose diventino quello che sono, quello che sono state, c'è bisogno di un'ingrediente specifico: il sale delle parole. Ed è proprio questo gusto delle parole a rendere il sapere profondo, fecondo.


La finzione crea nuove possibilità di sentimenti perturbanti che non hanno riscontro nella vita vissuta.



E se credete ora Che tutto sia come prima Perché avete votato ancora La sicurezza, la disciplina Convinti di allontanare La paura di cambiare Verremo ancora alle vostre porte E grideremo ancora più forte Per quanto voi vi crediate assolti Siete per sempre coinvolti


You can’t improvise from nuthin’, man, you got to improvise from something


La parola conversazione è 'poesia fossile', deriva dall'unione tra i termini latini cum, che significa con o insieme, e versus, che significa riga o solco di terra; è il movimento dell'aratro che, terminato un solco, gira e torna indietro per iniziarne un altro; ma è anche un verso di poesia o una riga di prosa.



Vi è un'età in cui s'insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questa si chiama cercare. Ora è forse l'età di un'altra esperienza: quella di disimparare, di lasciar lavorare l'imprevedibile rimaneggiamento che l'oblio impone alla sedimentazione delle cognizioni, delle culture, delle credenze che abbiamo attraversato.

Questa esperienza ha, credo, un nome illustre e démodé, che io oserò impiegare qui senza complessi, proprio nell'ambivalenza della sua etimologia:


Sapientia: nessun potere, un pò di sapere, un pò di saggezza, e quanto più sapore possibile.


…erano vecchi

separazione dai sentimenti

rabbrividita

tra chiuse pareti

di rianimazione

senza carezze

di voci amate

senza presenze conosciute,

in un inferno

di angeli senza ali

vestiti di plastica.

…erano vecchi

ma erano quelli

che avevano provato

la fame e le angosce

della seconda guerra

quelli che avevano edificato l’Italia

sulle macerie della distruzione…

E quanto restava

di tante fatiche sopportate

di tante miserie vissute,

di tante lotte combattute,

se ne andava

in lenta processione

sui camions dell’esercito italiano

carichi di bare…

Così, il 19 marzo del 2020

una notte di tante,

si portavano i morti a bruciare

negli inceneritori lontani,

perché nei paesi

non c’era posto per loro

…erano vecchi


Spesso e volentieri ci troviamo esposti a un effetto perturbante quando il confine tra fantasia e realtà si fa sottile, quando appare realmente ai nostri occhi un qualcosa che fino a quel momento avevamo considerato fantastico, quando un simbolo assume pienamente la funzione e il significato di ciò che è simboleggiato e via di questo passo.


Talvolta il mondo mi appare irreale (io lo esprimo in modo diverso), talaltra mi appare de-reale (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione della realtà.

Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una fantasia: tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione che è poi l'Immaginario; mi separo quindi dal mondo, lo irrealizzo perché, su un altro versante fantasmatizzo le peripezie o le utopie della vita, mi abbandono all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è "reale" mi infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita: seduto davanti al mondo io non "sogno" niente; anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè insostituibile: l'Immaginario è proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. Subisco la realtà come un sistema di potere. Tutti mi impongono il loro sistema d'essere, sono maleducati. La maleducazione non è forse soltanto una pienezza? Il mondo è pieno, la pienezza è il suo sistema e, come ultimo dispetto, questo sistema si presenta come una "natura" con la quale io devo mantenere buoni rapporti: per essere "normale" non solo dovrei subire il potere, ma anche simpatizzare con lui.


Non eravamo noi

quelli che dovevano cambiare,

noi eravamo quelli che ancora

facevano dire messa

per i loro morti,


quelli che risparmiavano

per gli imprevisti ( guai un male di notte…),

che di un lenzuolo consumato

facevano strisce

per ferite da mestiere

e straccetti per pulire i vetri,

eravamo quelli

che non sprecavano

da un giorno all’altro i sentimenti,

che tenevano fede alla parola data…

non avevamo portato noi

sull’orlo del precipizio

la terra

inquinandola con plastiche e porcherie

mai richieste,

contenti dei radicchi

dei nostri piccoli orti

coltivati come giardini…

non avevamo usato

i soldi guadagnati col sudore

per giochi finanziari

che hanno arricchito solo

i padroni del mondo,

né ci siamo mascherati

con le firme sugli abiti

solo per far credere

di essere arrivati…


e allora non gettate sulle nostre spalle

e su quelle dei nostri figli

le colpe di un sistema

ideato-voluto-realizzato

da voi

con la pubblicità e le fandonie dei vostri tirapiedi,

con le vostre orribili guerre

a cielo aperto o sotterranee…


Ci hanno tolto tutto

e la cosa peggiore è che non proviamo a riprenderci nulla


Non è giusto fare questa vita di merda, dicevano gli operai nell'assemblea nei capannelli alle porte. Tutta la roba, tutta la ricchezza che produciamo è nostra. Ora basta. Non ne possiamo più di essere della roba, della merce, venduta anche noi. Noi vogliamo tutto. Tutta la ricchezza, tutto il potere e niente lavoro. Cominciavano a avercela su, a volere lottare, non perché il lavoro, non perché il padrone, è cattivo, ma perché esiste.


Mi scrisse che nelle riprese di Guinea-Bissau bisognava usare musiche di Capo Verde. Sarebbe stato il nostro contributo all’unità sognata da Amilcar Cabral.

Perché' un paese così piccolo, e così povero, suscita interesse nel mondo? Hanno fatto quello che hanno potuto, si sono liberati da soli, hanno scacciato i Portoghesi. Hanno indebolito l'esercito portoghese così tanto da trasformarlo in un movimento che ha rovesciato la dittatura, e fatto credere nella possibilità di una nuova rivoluzione in Europa.

Chi si ricorda di tutto ciò? La Storia getta le bottiglie vuote dalla finestra.

Si dice che ogni leader del terzo mondo abbia sempre coniato la stessa frase il giorno dopo l'indipendenza: "Ora cominciano i veri problemi." Cabral non ebbe modo di pronunciarla: fu assassinato prima, ma i problemi iniziarono, e proseguirono, e continuano anche oggi. Problemi poco eccitanti per il romanticismo rivoluzionario: lavorare, produrre, distribuire, superare la stanchezza post-bellica, le tentazioni di potere e privilegi...

Ma, dopotutto la storia ha sapore amaro solo per chi la credeva zuccherata.

Ho ascoltato i racconti di alcuni vecchi "guerilleros", che hanno combattuto in condizioni così inumane che non auguravano nemmeno ai soldati portoghesi la medesima sorte. Così mi dissero, assieme ad altre cose da farti vergognare di aver usato con leggerezza, anche se una sola volta, anche senza volere, la parola "guerilla" per indicare una certa categoria di film. Una parola usata all'epoca in molte discussioni teoriche, e per definire terribili sconfitte sul campo.

Amilcar Cabral è il solo a comandare una guerilla vittoriosa -e non solo in termini di conquiste militari. Egli conosceva la sua gente, se l’è studiata per lungo tempo, voleva una regione libera e che fosse matrice d'una società nuova. Amilcar non teme l’ambiguità, e sa riconoscere una trappola. Scrisse: "Si direbbe che siamo dinanzi a un grande fiume agitato o in tempesta, in cui c’è chi cerca di attraversarlo e chi viene trascinato via ma in cui non c’è altra scelta che attraversarlo...".

I paesi socialisti vogliono armare i combattenti, quelli social-democratici, riempire i supermercati del popolo.

Sul Portogallo, sollevato a sua volta dalla parte ribelle di Bissau, Miguel Torga che lottò tutta la vita contro la dittatura scrisse: "Chiunque ne sia rimasto coinvolto non ha rappresentato altri che sé stesso...Piuttosto che cambiare il panorama sociale, egli cercava solo, con un atto rivoluzionario, la sublimazione di sé stesso."

È per questo che, generalmente, i ribelli restano sconfitti, e in un modo così prevedibile che fa pensare a una specie di amnesia del futuro che La Storia dispensa, per misericordia o per calcolo, a coloro che recluta. Amilcar fu assassinato da membri del proprio partito, le regioni liberate caddero sotto i colpi di piccoli tiranni sanguinari, liquidati a loro volta da un potere centrale del quale tutto il mondo canterà le lodi fino al Colpo di Stato militare...

È così che procede La Storia, bloccando la memoria e tappando le orecchie.

Lei che non ascolta mai, che ha un solo alleato, lo stesso di cui parla Brando in 'Apocalypse Now': l'orrore, che ha un nome e un volto.


Il suo sangue puro ed eloquente

parlò nelle sue guance, e lavorò così chiaramente

che si potrebbe quasi dire che il suo corpo pensava


16 anni, 9 mesi, 23 giorni

Che gioia, però. arrampicarsi sugli alberi! Soprattutto sulle querce o sui faggi. Tutto il corpo dispiega le ali. I piedi, le mani ti strappano alla tua condizione. Con che rapidità si afferra la presa! Com'è preciso il gesto! Non è tanto il fatto di salire, non è alpinismo (mi sa che la montagna mi darebbe le vertigini), quanto il libero attraversamento delle fronde! Dove siamo? Nè in terra ne in cielo, siamo nel cuore dell'esplosione. Vorrei vivere sugli alberi.


I miei simili, i miei fratelli, come me tutti fermi in macchina al semaforo con le dita nel naso. E tutti che quando si sentono osservati si interrompono come se fossero stati colti in flagrante delitto di maialata. Strano pudore. Che poi è un'occupazione sanissima, anche rilassante, lo scaccolamento al semaforo. La punta dell'unghia esplora, trova la caccola, ne circoscrive i contorni, la stacca delicatamente, e infine la tira fuori. Purché non sia appiccicosa, perché allora liberarsene è un casino. Ma quando ha la consistenza elastica e molle della pasta della pizza, che piacere farla rotolare all'infinito tra il pollice e l'indice!

Contorcersi nell'occhio del ciclone immobili, per non introdurre variabili imprevedibili. Rigirarsi e rigirarsi, senza chiudere occhio, chiedendosi se ha ancora senso questo ciclo Circadiano dell'uomo che tanto viene promulgato. Forse sì, è meglio rintanarsi e non respirare, per non introdurre altre variabili. Ma solamente fino al punto in cui è una scelta, e non è l'abbandono di sé stessi. Noi stessi, messi l'uno davanti all'altro, o affiancati, diventiamo poi un noi. E siamo Luci, siamo Suoni, siamo parole appropriate o commenti fuori luogo. Siamo quello di cui abbiamo bisogno, siamo quello che ci fa male. L'importante è che Siamo, e che perduriamo, nella maniera più Buona, giusta e necessaria possibile.

300 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page