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CREDENZIALI D'ACCESSO

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Dapprima, stranamente, erano morte le civette

  • Immagine del redattore: stasimos
    stasimos
  • 29 mag 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 28 feb 2020



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Il sole aveva fatto capolino nella stanza, filtrando attraverso le persiane della vecchia casa abbandonata. Fasci obliqui di luce tagliavano l’aria, testardi, imponendo la loro flebile presenza sul buio circostante, quasi consci del fatto che in poche ore l’oscurità avrebbe avuto la meglio. Jay sentiva il pavimento cedere leggermente sotto il suo peso. Lo scricchiolio del legno si diffondeva nella stanza, ampliato dall’assenza di mobilio nella camera. Il suono riverberava in quella che un tempo doveva essere una camera da letto, nessun oggetto ad ostacolarne il percorso, ad attutirne l’intensità. Solamente le pareti ne frenavano la corsa. Tuttavia, la superficie liscia di quei muri grigi sigillava il suono in quel piccolo spazio, riflettendone gli echi tutt’intorno, ovattando i presenti in un silenzio crepitante. Jay vide Phoebe attraversare la stanza, rallentando leggermente per permettere alla sua pelle di approfittare del leggero calore emanato dai raggi di luce che entravano dalla finestra. Come un’attrice sotto le luci dei riflettori girò la testa verso di lui, il mento abbassato a toccare la spalla, un sorriso carico di superba confidenza impresso tra due minuscole fossette agli angoli della bocca. Fu allora che si rese conto di quanto fosse nervoso. Minuscole particelle di polvere luccicanti danzavano intorno a lei, le si posavano sulla sua pelle chiara, per poi alzarsi in volo, fluttuando, ad ogni suo leggero movimento, sospese nel vuoto della stanza da ogni suo piccolo spostamento d’aria. Aveva tre anni più di lui ma avrebbero potuto avere la stessa età. Lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso, addolcendo ancora di più i suoi lineamenti da bambina. Una bambina di 19 anni. Jay, quasi nascosto nel buio dell’uscio della porta, la fissava. Lasciò che i suoi occhi vagassero lungo la sua figura partendo dai suoi piccoli piedi scalzi. Sentì una forza spingergli su, lungo tutto il corpo. Aiutato dalle curve leggere del suo fisico il suo sguardo risalì facilmente fino al suo viso, soffermandosi sui suoi occhi. Grandi occhi malinconici, pieni di una nostalgia per qualcosa che non aveva mai avuto.

Il sole nel frattempo aveva finalmente completato la sua discesa, lasciando la camera in un buio avvolgente, quasi completo se non fosse stato per una minuscola goccia di sudore, intrappolata in quell’impercettibile rientranza tra il suo naso e la bocca, che per qualche frazione di secondo sembrò aver trattenuto una piccolissima porzione di luce, la dolce eredità del giorno che muore. Jay si avvicinò alla ragazza, incoraggiato dall’assenza di luce, spinto dall’anonimato di quella stanza buia. I suoi occhi non si erano ancora perfettamente abituati all’oscurità, tuttavia riuscì facilmente a prenderle il viso tondo tra le mani. Vide, o meglio sentì, i suoi occhi suoi di lui; percepì la tristezza di quello sguardo riempire la stanza e avvolgerlo dolcemente. Il silenzio, che si era impossessato della stanza dopo il calare del sole, fu rotto dal rumore del pavimento, piegato leggermente dal peso di lei, distribuito ora solamente sulla punta dei piedi. In quella nuova scomoda posizione Phoebe raggiunse la bocca di Jay e lo baciò. Sentì il profumo dolce del suo sudore invaderlo dolcemente. Sentì il rumore umido delle sue labbra scontrarsi tra di loro per poi separarsi, e la sua voce emise un flebile e femmineo gemito. «Sei sicuro di volerlo fare?». Jay annuì. La sentì muoversi, tenendolo per mano, e capì che nonostante il buio Phoebe fu in grado di percepire il movimento della sua testa.


Fu tutto incredibilmente veloce. Jay riaprì gli occhi, pervaso da un senso di calma euforia. Tutto il suo corpo era impregnato da una dolce sensazione di calore, l’estrema piacevolezza degli effetti dell’orgasmo scemarsi lentamente in uno stato di perfetta tranquillità. Sentì l’ago ancora infilzato nella vena, un leggera e piacevole sensazione di dolore pulsargli nell’incavo del braccio. «Ti è piaciuto?» gli chiese. Jay annuì di nuovo ma ebbe la sensazione che lei non si accorse di nulla. Il buio, questa volta, era totale.


S.G.



 
 
 

2 commenti


stasimos
stasimos
30 mag 2018

dolcemente inquietante, molto bello

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stasimos
stasimos
30 mag 2018

Bello!

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