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CREDENZIALI D'ACCESSO

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Mettere in piazza i segreti di famiglia

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    stasimos
  • 6 giu 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

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"Che gli intellettuali e i tecnici di una società borghese, così come tutte le sue istituzioni, esistano per salvaguardare gli interessi, la sopravvivenza del gruppo dominante e i suoi valori, è cosa ovvia. Ma non è altrettanto automatico riconoscere e individuare, nella pratica quotidiana, quali siano i processi attraverso i quali gli intellettuali o i tecnici continuano a produrre - ciascuno nel proprio settore - ideologie sempre nuove che mantengono inalterata la loro funzione di manipolazione e di controllo. Soprattutto non è altrettanto automatico che la classe subalterna, anche la più politicizzata, riconosca nella scienza e nelle ideologie la manipolazione e il controllo di cui è oggetto, e non invece un valore assoluto, che accetta perché al di là della propria possibilità di conoscere e di comprendere, e perché manipolata in modo da non conoscere, né comprendere. Capire, insieme a coloro che sono oggetto di questa manipolazione (pur con le ambiguità presenti in chi è contemporaneamente soggetto di manipolazione e ne rifiuta l'uso nel senso della delega), e rendere praticamente espliciti i processi attraverso i quali un'ideologia scientifica riesce a far accettare alla classe subalterna misure che apparentemente rispondono ai suoi bisogni e che, di fatto, la distruggono può essere forse politicamente più efficace, anche se meno avventuroso, del fingersi gli operai che non siamo, o del prendere a prestito da loro le motivazioni alla lotta, quando il terreno in cui agiamo ci coinvolge in una serie di complicità, la cui natura non è esplicita né riconoscibile da chi le subisce.

Il rifiuto del ruolo, il rifiuto della delega comportano un uso dialettico del ruolo e della delega, attraverso la critica della scienza e delle ideologie di cui i tecnici non accettano più di essere garanti. La critica teorico-pratica della scienza in quanto ideologia (cioè in quanto strumento di manipolazione in vista del consenso) comporta la conoscenza del rapporto diretto tra committente (gruppo dominante), funzionario (l'intellettuale o il teorico che produce l'ideologia e il tecnico che la traduce in pratica) e la finalità d'uso, da parte del committente, dell'ideologia in quanto tale. Ma i meccanismi della delega e l'uso che il committente fa dell'ideologia scientifica, non sono espliciti e neppure tanto evidenti. Chi è oggetto della manipolazione e del controllo di una branca della scienza qual è ad esempio, la medicina, è difficile che identifichi diagnosi e cura come una forma di manipolazione e di controllo, quando non di distruzione; al massimo la ritiene una risposta insufficiente ai propri bisogni. Ma anche questi bisogni sono manipolati e condizionati in vista della risposta che si vuole darvi. Il ricoverato in ospedale psichiatrico è, tradizionalmente, ritenuto da tutti tanto più delirante quanto meno riconosce l'internamento come la risposta al disturbo di cui soffre. Individuare e chiarire assieme a chi è oggetto di questa manipolazione, i processi attraverso i quali essa avviene, e fare critica della scienza e, insieme, agire politicamente nel senso che la classe subalterna, oggetto di questa manipolazione, può impadronirsi della conoscenza di questi processi in modo da arrivare a rifiutarli.

In questo campo di lotta il tecnico borghese non ha più mediazioni né deleghe: è sullo stesso piano dell'utente del servizio che deve prestare, perché è "con lui" che deve trovare le risposte a bisogni che non sono quelli tradizionalmente riconosciuti dalla psichiatria, dalla medicina. Il tecnico, sia per il tipo di preparazione avuta, sia per la classe cui appartiene, conosce solo i bisogni precostituiti e condizionati dall'ideologia: se non è l'utente con cui agisce a esprimerli, ripropone una risposta che resta all'interno della cultura da lui incorporata, e che si traduce in misure repressive nei confronti di coloro ai quali dovrebbe prestare il servizio. E' solo con l'utente che può imparare a conoscerli e a individuarli, al di fuori dell'ideologia che condiziona e determina la realtà. Così come il tecnico storicizza l'internato o l'utente del servizio sanitario, abitualmente destorificato dal fatto di essere oggetto di questo servizio, egli stesso entra in una storia nuova, che non è la storia della classe cui appartiene. In questa dimensione egli si pone fuori della logica della domanda e dell'offerta (dove la domanda è sempre subordinata al tipo di offerta che si è disposti a dare o che conviene dare), rompendo la logica economica secondo cui ogni risposta ai bisogni si traduce in un'organizzazione che vive e prospera sulla dilatazione dei bisogni cui dovrebbe rispondere. Storificando e quindi soggettivando l'oggetto della sua ricerca, il tecnico si storicizza al di fuori della logica borghese, trovando nella ricerca della liberazione dell'oppresso, anche la liberazione dall'oppressione di cui egli stesso è insieme soggetto e oggetto.

Il tecnico borghese vive una condizione di alienazione da cui può uscire rompendo la condizione di oggettivazione in cui vive l'oppresso. Il modello che il tecnico rappresenta automaticamente nella logica del capitale è il passaggio dall'oppressione all'alienazione, cioè l'identificazione da parte della classe oppressa nei valori che egli esprime e garantisce. E' quindi solo dalla ricerca di uno spazio reciproco di soggettivazione che possono scaturire i bisogni e, insieme, il tipo di risposte necessarie, ed è nella comune ricerca di una liberazione pratica che il tecnico tradisce il proprio committente. In questo caso, il ruolo, la classe di appartenenza, il prestigio lo tutelano relativamente agli occhi del committente tradito, perché egli smaschera i meccanismi attraverso cui le ideologie sono strumenti di manipolazione e di controllo, insieme alla stessa classe manipolata e controllata. Il che significa mettere in piazza i segreti di famiglia, quelli che di solito conosce solo il padre e che neppure i figli devono sapere, altrimenti avrebbero poco rispetto per il padre e per la famiglia.

[...] Siamo consapevoli di entrare in una problematica politico-culturale da anni dibattuta, che potrebbe risultare fine a se stessa, ma ciò che a noi interessa di questa polemica è tentare di affrontarla da un'angolatura che la riporti sul terreno pratico: funzionario del consenso non è solo l'intellettuale classico che produce ideologie. Oggi ogni tecnico spicciolo - anche proveniente dalla classe operaia o da una piccolissima borghesia quasi proletaria, che ha tratto vantaggio dalla maggiore accessibilità alla cultura borghese - per il fatto di identificarsi nel suo ruolo e di difenderlo per sé, rappresenta e impone i valori dominanti. Si devono analizzare anche a questa luce i processi attraverso i quali la classe dominante ingloba, nei propri valori e nel proprio terreno, parte della classe dominata, allargando il cerchio dei suoi funzionari con l'accessibilità a ruoli nei servizi terziari, che danno l'illusione di partecipare al potere e che, in quanto tali, garantiscono la fedeltà di chi li copre. Scopo della nostra analisi è quindi trovare una risposta agli interrogativi che ci si pone dopo la denuncia pratica, perché essa non resti separata dalla classe per la cui liberazione è stata attuata. Il rifiuto da parte del tecnico della delega datagli dal committente e la ricerca, assieme a chi dovrebbe essere l'oggetto della sua manipolazione, di un rapporto alternativo, può facilitare la comprensione e la conoscenza, da parte di chi è manipolato, dei processi attraverso cui si attua questa manipolazione?

[...]Può essere uno strumento per promuovere la coscienza del proprio ruolo sociale, all'interno del gioco sociale generale? L'intellettuale o il tecnico professionale deve, a questo fine, abdicare a ciò che è, ma ciò che è, è anche la classe cui appartiene, e non si può abdicare a una classe per sceglierne un'altra: può tuttavia usare gli strumenti di cui dispone per mettere a nudo praticamente i processi di manipolazione e di controllo che sarebbero impliciti nel suo intervento? Quali sono i limiti di questa messa a nudo e in che modo la conoscenza di questi processi può diventare di dominio della classe manipolata? Se il tecnico professionale è il funzionario - consapevole o inconsapevole - dei "crimini di pace" che si perpetrano nelle nostre istituzioni, in nome dell'ideologia dell'assistenza, della cura, della tutela dei malati e dei più deboli, o in nome dell'ideologia della punizione e della riabilitazione, può essere utile mettere in piazza, non solo lo stato di violenza e di arretratezza - ancora reale, ancora pressoché identico - delle nostre istituzioni repressive (manicomi, carceri, istituti per minori, eccetera), quanto i meccanismi attraverso cui la scienza giustifica e legittima queste istituzioni? E queste conoscenze possono diventare patrimonio della classe subalterna, così che fra le sue rivendicazioni essa esiga una scienza, da essa controllata, che risponda ai suoi bisogni, consapevole dei modi e dei meccanismi attraverso cui la scienza borghese può continuare a non rispondervi?"



da Crimini di pace. Ricerche sugli intellettuali e sui tecnici come addetti all'oppressione.

A cura di Franco Basaglia e Franca Basaglia Ongaro.



 
 
 

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